Religione
La censura e la religione
Ben prima della Seconda Guerra Mondiale, la popolarità del cinema è un fenomeno che riguarda molti uomini e donne di fede religiosa. Ciò spinge la Chiesa, sia in Francia che in Italia, a intervenire esprimendo un proprio parere sul cinema.
Come nel caso del teatro nel Medioevo, la Chiesa abbandona la scelta drastica di proibire in modo assoluto e cerca di emetterre per quasi ogni film giudizi per gli spettatori. Con questo fine, su ispirazione dell'enciclica Vigilanti Cura del papa Pio XI, del 1936, si forma in Italia il Centro Cattolico Cinematografico (C.C.C.), i cui giudizi vengono riportati in Segnalazioni Cinematografiche. Per sottolineare il peso assoluto della critica cattolica italiana dell'epoca, ricordiamo che nel 1950, per altro anno giubilare, il Centro Cinematografico Cattolico emette una non ammissione di categoria E ("escluso per tutti") alle sale degli Istituti Cattolici per 105 film, che vanno a sommarsi ai film catalogati in altre categorie, come "sconsigliati per tutti" e "visibile per adulti con piena maturità morale". In Francia, la Centrale Cattolica del Cinema riveste una funzione simile.
In questo conflitto tra la legge costituzionale che garantisce la libertà d'espressione da una parte e la legge divina che garantisce il buon costume dall'altra, la Chiesa sceglie apertamente la seconda. Pio XII critica "quelli che malgrado l'evidente rovina morale e materiale causata da questa dottrina, difendono ugualmente la libertà di espressione".
Furono vittime anche quei film che oggi non sembrano poter dare luogo ad un offesa alla religione: Les enfants du paradis (Amanti perduti, 1945) di Marcel Carné, per esempio, viene condannato in Italia per la sua "concezione pessimista [...] lontana da qualsiasi principio morale". Questo giudizio di amoralità, non direttamente legato al vilipendio alla religione, colpisce molti dei film coevi.
Se per la Chiesa sono sconsigliati i film da contenuti ritenuti immorali (contro l'istituzione della famiglia e del matrimonio, contro la religione, contro i costumi tradizionali, o troppo violenti come i gangster movie, o troppo sensuali), un film pregevole propone invece i valori positivi della religione cattolica "in un linguaggio adatto all'uomo moderno". Al fine di promuovere questo tipo di film, viene stabilito un premio.
Tre casi
Mario Soldati: Botta e risposta
Per illustrare il funzionamento della censura italiana, viene qui proposta una scheda generale e una tecnica sul caso di Botta e risposta (1950), di Mario Soldati, al quale partecipano anche Louis Armstrong, Katherine Dunham, Ella Fitzgerald e i Nicholas Brothers. L'importanza che ha per questa ricerca risiede soprattutto nelle difficoltà che questa produzione italo-francese incontra con la censura di entrambi i paesi. Questi problemi portano i due produttori a creare ciascuno una versione diversa del film, per adattarle alle esigenze della censura del paese di appartenenza.
Diderot censurato
Per quanto riguarda la censura francese viene messo in evidenza, con una scheda e un testo di Laurent Garreau, il caso di un film francese del 1966: La Religieuse, di Jacques Rivette, con Anne Karina. Il film suscita grandi polemiche in Francia, che coinvolgono Godard, André Malraux e il generale De Gaulle. Il caso si presta a sottolineare come la Francia laica, due secoli dopo Diderot, sia ancora un paese profondamente religioso. Inoltre, come spiega Garreau, è un intervento diretto e personale di De Gaulle a fare pressione sulla censura durante i dibattiti relativi al film.
A pochi giorni dalle elezioni presidenziali del 1965, il capo di Stato ha bisogno del voto cattolico, sempre di massa in quel periodo. Il tentativo riesce solo in parte, mentre le contestazioni si inaspriscono. Scrive il quotidiano Le Monde: "Nel 1966, Diderot può ancora essere messo al rogo".
L'interdizione del film viene sospesa solo nel 1967. La polemica si estende anche oltralpe. In Italia, è solo nel 1993 che viene revocato il divieto ai minori di 18 anni, attribuitogli 26 anni prima.
Buñuel e l'anticlericalismo
Infine, in questa sezione dedicata alla religione, non possiamo non menzionare Buñuel. Fuori da ogni formalismo e canone, Buñuel scandalizza il mondo con i suoi film surrealisti, spesso critici nei confronti della religione. A causa della forma, alcune immagini di Buñuel non sono quelle che sembrano; è un cineasta fatto per essere censurato: si pensi all'uso della parodia in Viridiana, che provoca un enorme scandalo in Francia, Spagna e Italia. Luciano Sovena la riassume in una sola frase:
"Questo approccio certamente dissacrante, ma mai disattento, che Buñuel suggerisce sul proprio punto di vista verso precisi simboli di riferimento religioso, è di carattere prettamente metalinguistico, basandosi infatti sulla attitudine del cinema a capovolgere ulteriormente segni, significati e simboli che risultano essere già stati rovesciati in precedenza e ciò al fine di poter sempre garantire pienezza di senso alla narrazione, indipendentemente dal dato visuale, grazie ad una costante dinamica di ricerca e di suggestione capace di rimandare il pubblico alla verità del significato voluto dall'autore, in una continua ricerca di senso, dal decaduto originario".
Bibliographie
Luciano De Giusti, a cura di, Storia del cinema italiano volume III, Marsilio: Edizioni di Bianco & Nero, Venezia, 2001.
Jean-Luc Douin, Dictionnaire de la censure au cinéma, PUF, Paris, 1998.
Enzo Sallustro, a cura di, Censure: film mai nati, proibiti, perduti, ritrovati, Silvana Editoriale, Milano, 2007.
Luciano Sovena, Omnia munda mundis, in: Italia Taglia, a cura di Tatti Sanguineti, Transeuropa, Ancona, 1999, p. 287.
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