2.4 Da Topolino a Greta Garbo
Già nel periodo muto, si poteva chiedere per certi film la traduzione in italiano di alcune parti, come nel 1928 per Ribalta (The Spotlight). Del resto, l'obbligo della traduzione era già stato sancito dalla legge giolittiana del 1913 (1.1 L'età liberale).
L'isola del sole (The Pagan) di W.S. Van Dyke è il primo lungometraggio cui venne ordinato, nel gennaio 1930, di "togliere ogni scena dialogata o comunque parlata in lingua straniera". La lunga serie di "vittime" inizia però con un corto di circa 10' della Paramount, Monelli musicanti, e finisce con Il re degli scapoli (Hot Water), ultima di tre riedizioni sonore di comiche degli anni ‘20 con Harold Lloyd: una circostanza alquanto paradossale, e assieme sintomatica di come questa autentica "crociata" contro le lingue straniere fosse combattuta in maniera intransigente e capillare.
Corti d'animazione (come Oceano in festa della Disney) o musicali (cinque Sinfonie di Schubert), antologie di comiche con Laurel e Hardy, un documentario su Douglas Fairbanks (Il giro del mondo in 80 minuti), perfino un Notiziario della Fox (n. 15, gennaio 1930): niente e nessuno sfuggiva alle forbici del censore in nome della difesa della lingua italiana. Persino Topolino o Betty Boop, "ammutoliti" ad esempio in Topolino pompiere o Betty cambia casa, o lo shakespeariano Riccardo III, amputato di un intero monologo recitato dal celebre John Barrymore in La rivista delle nazioni (The Show of Shows, 1931).
Nemmeno star affermate del calibro di Greta Garbo ai suoi primi melodrammi sonori (Anna Christie), Joan Crawford (La via del male) o Brigitte Helm (Il fascino dello spazio); astri in ascesa come Clark Gable e Barbara Stanwyck (L'angelo bianco di William Wellman) o Gary Cooper (L'ultima carovana); o ancora, comici passati al sonoro come il già citato Harold Lloyd (Piano coi piedi) e Buster Keaton (Il guerriero), che evitò di subire lo stesso trattamento recitando in italiano il prologo di Chi non cerca trova (Free and Easy, 1931).
Tanti i lungometraggi tagliati, tanti i generi e gli autori coinvolti: dai gialli della serie Charlie Chan ai western con John Wayne (Arizona), dai film di gangster (Le vie della città, che perse anche il monologo interiore della protagonista Sylvia Sidney) ai musical (Broadway); registi come De Mille, Capra, Stroheim, Wyler, Ford, Lubitsch, Walsh, Browning, McCarey, Cukor o Hawks tra gli americani, Duvivier, Siodmak, Hitchcock (Tabarin di lusso) e perfino gli italiani in trasferta (francese o tedesca) Gallone, Genina e Bonnard tra gli europei. È frequente, specie nei film di genere avventuroso o bellico, la presenza di personaggi di varie nazionalità e dunque di più lingue straniere.